venerdì 25 febbraio 2011

Ernest Dawkins - The Praire Prophet

In 1978 Ernest Dawkins formed New Horizons Ensemble, a group which today continues to create a sound that showcases their unique combination of jazz, bebop, swing, and avant garde. The Chicago Tribune describes them as "a band with an uncommon versatility that erupts into new music bursts of dissonance and color. This band can enlighten an audience while enthralling it." The Prairie Prophet is NHE's fifth Delmark CD and features Ernest Dawkins, saxophone; Steve Berry, trombone; Marquis Hill, trumpet, Jeff Parker, guitar; Junius Paul, bass; Isaiah Spencer, drums. Contains all new original Ernest Dawkins compositions. This CD is dedicated to Fred Anderson

giovedì 24 febbraio 2011

Anthony Braxton Quartet ( Composition 367 c )

Il genio di Chicago degli strumenti ad ancia è tornato con il suo nuovo Quartetto, “Diamone Curtain Wall Quartet” grazie all’italiana Caligola. Del resto la popolarità del più geniale e creativo sax del free jazz internazionale nel nostro paese è indiscutibile e gli vale fans ed ammiratori di ogni generazione. Una fama ed un seguito che Anthony Braxton, classe 1945, merita ampiamente per ciò che rappresenta nel panorama del jazz mondiale. Ma chi pensasse di trovarsi ddi fronte a un cd live di "ricordi" di ciò che è stato il jazz si sbaglia di grosso. Anthony è un innovatore, un ricercatore di suoni e questa sua natura non può essere tradita. Ecco che allora in “Mestre 2008”, Anthony si esibisce utilizzando l'intera gamma dei sassofoni dal sopranino al contrabbasso e una grande varietà di clarinetti ma in una dimensione inconsueta nell'attuale panorama jazz affiancato da Taylor Ho Bynum ( cornet, flugelhorn, piccolo and bass trumpets, valve trombone ) Katherine Young ( electric guitar ) , considerata una delle piu' interessanti realta' del chitarrismo contemporaneo e Mary Halverson ( basson ) . Il cd ritrae fedelmente il concerto che Braxton tenne al Centro Culturale Candiani a Mestre nel 2008 durante il quale esegui' la Composition 367c.

------bio-----

Anthony Braxton, polistrumentista e compositore, è nato il 4 giugno 1945 a Chicago, e qui si è laureato prima in armonia e composizione al Chicago Musical College, poi in filosofia alla Roosevelt University. Suona anche il flauto ed il pianoforte, ma ha dimestichezza soprattutto con li sassofoni ed i clarini. Approda nell’AACM di Chicago, scuola–associazione fondata da Richard Abrams e Roscoe Mitchell, poco più che ventenne, ma si mette in luce già nel 1968 registrando due importanti dischi come leader, «Three compositions of new jazz», con Muhal Richard Abrams, piano, Leo Smith, tromba, Leroy Jenkins, violino, e soprattutto «For Alto», un album doppio per sax solo, avveniristico per l’epoca, che aprirà la strada ai lavori solistici di altri sassofonisti.
Fra il 1969 ed il 1974 Braxton compie frequenti viaggi a Parigi, dove ha occasione di registrare numerosi dischi e di incontrare molti esponenti dell’avanguardia jazzistica europea. Fra il 1970 ed il 1971 guida un interessante quartetto, “Circle”, con Chick Corea, pianoforte, Dave Holland, contrabbasso, e Barry Altschul, batteria. Di questo gruppo esce nel 1971 un album live, «Circle: Paris concert». Corea segue un’altra strada, ma la coppia ritmica del “Circle” diverrà la base, fino al 1976, di tutti i suoi futuri quartetti, prima con il trombettista Kenny Wheeler, poi con il trombonista George Lewis. In questo periodo d’intensa attività, ed anche di larga popolarità, incide duetti con Muhal Richard Abrams al pianoforte e Richard Teitelbaum al synth. Realizza quindi due ambiziose registrazioni per grande orchestra: «Creative Orchestra Music» nel 1976, ispirata alle tradizioni bandistiche americane, e «For four orchestras» nel 1978, dove vengono utilizzati ben 160 esecutori. A cavallo fra gli anni ’70 ed ’80 cambiano sempre più spesso i componenti dei suoi quartetti. Ray Anderson prende il posto di George Lewis al trombone, mentre al contrabbasso si succedono John Lindberg e Mark Helias, alla batteria Thurman Barker e Ed Blackwell. Dalla fine degli anni ’80 guida un quartetto con Marilyn Crispell, pianoforte, Mark Dresser, contrabbasso, e Gerry Hemingway, batteria. Braxton registra più volte in duo con Max Roach, e torna a lavorare episodicamente anche al sax solo. Molte e fruttuose le collaborazioni, che lo vedono a fianco di Roscoe Mitchell e Ornette Coleman, ma anche di improvvisatori europei come Derek Bailey, Evan Parker e Willem Breuker.
Da quando, nel 1985, ottiene la cattedra di composizione al Mills College – ma qualche anno dopo si trasferisce alla Wesleyan University di Middletown – la sua attività concertistica inevitabilmente si dirada, ma ciò non gli impedisce di registrare, anzi. A partire dalla seconda metà degli anni ’80, grazie all’appoggio dell’etichetta indipendente inglese Leo Records, Braxton pubblica decine e decine di dischi – quasi un centinaio sino ad oggi – che rappresentano un’accurata e preziosa documentazione della sua musica. Utilizza quasi esclusivamente sue composizioni, eseguite dai più diversi organici. Influenzato da sassofonisti di scuola jazzistica come Charlie Parker, Eric Dolphy e Ornette Coleman, ma anche da compositori contemporanei come John Cage, Karlheinz Sockhausen e Arnold Schoenberg, Braxton va valutato non solo come sassofonista, per quanto innovatore ed originale, ma soprattutto come compositore. Non è un caso che Leo Records abbia recentemente pubblicato un cofanetto di 9 dischi interamente occupato da trascrizioni della sua musica per pianoforte. I suoi brani, che spesso privilegiano le parti scritte rispetto a quelle improvvisate, hanno quasi sempre per titolo dei simboli grafici e/o matematici, apparentemente poco comprensibili e distinguibili. Alcuni di questi diagrammi indicano la posizione dei musicisti durante la performance, ed hanno quindi anticipato la musica aleatoria di John Zorn, che di Braxton è sempre stato un grande estimatore.
Laureato in filosofia, appassionato giocatore di scacchi e fumatore di pipa, l’ormai sessantenne sassofonista chicagoano non è l’unico jazzista ad aver coltivato un interesse profondo per la scienza dei numeri: Albert Ayler, Cecil Taylor, Ornette Coleman, hanno spesso giocato con algoritmi e moduli numerici. Ma il caso di Braxton è diverso: spesso, anche se non sempre, numeri e formule costituiscono le matrici generative fondamentali della sua musica. I “patterns” melodici, le sequenze ritmiche, persino molte combinazioni timbriche derivano da una serie più o meno estesa di rigorosi principi matematici.
Negli ultimi tempi Braxton più che rileggere “standards” predilige suonare la sua musica, che ama definire “ghost trance music”, insieme a giovani interpreti, anche di formazione classica. Il quartetto con cui affronta questo nuovo cd è assolutamente inedito, ed ha una composizione piuttosto inconsueta nel mondo del jazz, mettendo insieme il fagotto e gli ottoni, la chitarra elettrica e le ance (od i clarini) del leader. Il tutto condito da una buona dose di elettronica.

mercoledì 23 febbraio 2011

Monty Alexander - Uplift

Quando noi parliamo di genius siamo consci che questa parola può sicuramente assumere diversi significati a seconda dei personaggi a cui la asccostiamo. Nessuno di noi penso possa dubitare che possiamo usare tale attributo con musicisti del calibro di Art Tatum, Nat King Cole, Erroll Garner, Hank Jones sino a Oscar Peterson. Ciascuno di questi straordinari musicisti è riuscito a personalizzare la propria arte attraverso una ricerca che ha esaltato al massimo le proprie caratteristiche e potenzialita' creando nell'ascoltatore emozioni nuove, facendogli scoprire un mondo che era li ma che non si aveva gli occhi per vedere. Ecco, se noi ulilizziamo in tal senso la parola Genius allora è indiscusso che calzi perfettamente all'arte di Monty Alexander e il suo ultimo cd prodotto dalla Jazz Legacy non fa altro che confermalo.

Feat :
Monty Alexander - piano
Hassan Shakur - bass
Herlin Riley - drums
Frits Landesbergen -drums

Tracklist :
1. Come Fly With Me / 2. One Mint Julep 3. Renewal / 4. Sweet Georgia Brown / 5. I Just Cant See For Lookin’ / 6. Django / 7. Body and Soul / 8. Hope --- Medley --- 9. Home / 10. Fungii Mama



The words “genius”, “piano”, “virtuoso”, and “jazz” are very seldom used in the same sentence. Over the long history of jazz these four words have only consistently appeared together when discussing the work of Art Tatum, Nat King Cole, Erroll Garner, Hank Jones, and Oscar Peterson. You can argue the case for quite a few virtuoso jazz pianists of past and present, but when their body of work is compared side by side, you will always end up with the names of Tatum, Cole, Garner, Jones, and Peterson on top.


What you are about to listen to is the sixth artist whose name undoubtedly belongs next to the aforementioned legends. Like Mr. Garner, he does not read traditional music. Like Mr. Tatum, he displays a technique that is a once-in-a-lifetime wonder to behold. Like Mr. Cole, his musical taste and lyrical expression are second to no one alive. Like Mr. Jones, he possesses an exquisite touch. And like Mr. Peterson, his output of work (62 CDs as a leader) and his sense of drama, timing and swing can only be described as extraordinary, joyous, and incredibly moving. After one listen to this collection of live performances, you will quickly realize that these facts are undeniable—and that all men are NOT created equal. Some men are simply touched by a higher force as a great and profound gift for us all to savor.

In Hal Leonard’s 2005 book The Greatest Jazz Pianists of All Time, Mr. Alexander placed in the top five of all time. In his homeland of Jamaica, he received the highest honor bestowed upon an artist: Commander in the Order of Distinction, “for outstanding services to Jamaica as a worldwide music ambassador.”

He has spent the majority of his distinguished career traveling the globe, performing in the greatest concert halls on earth. Well known in more foreign countries than I can list here, the American jazz fan has not had as much occasion to witness his incredible mastery as they should have. But so many performance offers have constantly poured in from around the planet that we’ve had to share his great artistry with the rest of the world.

We can thank Frank Sinatra and his best friend Jilly Rizzo for hiring Monty after he moved to the United States in 1961 at the age of seventeen. It was at Jilly’s famed New York City nightclub that Monty caught the ears of Louis Armstrong, Duke Ellington, Miles Davis, Dizzy Gillespie, and Milt “Bags” Jackson. It was Bags that introduced him to the great bassist Ray Brown, and the rest as they say, is history.

It has been an honor, blessing, and great privilege to call this man my dear friend for many years, and to produce this magnificent collection of music for the rest of the world to enjoy. I personally feel that this project is one of the finest I’ve ever been associated with.

I must say, in my very humble opinion, that this CD… is a masterpiece. Webster’s dictionary defines the word UPLIFT as a verb: to lift up, elevate, improve the spiritual, social, or intellectual condition.
That is Monty’s mission.

Prepare to take off.

John Lee

lunedì 21 febbraio 2011

Abeat Presenta : A. Menconi,A. Romano L. Mantuzza ; Ann Malcolm ; Amato Jazz Trio; Fausto Ferraiuolo Trio

Alessio Menconi, Aldo Romano, Luca Mantuzza

Adventures Trio


Due fra i migliori rappresentanti del jazz italiano moderno unitamente all’inesauribile “mito” Aldo Romano, danno vita ad un disco in cui tradizione e modernità si fondono in maniera superlativa. La peculiarità risiede nel sound scaturito, frutto dello stile personale dei componenti magistralmente condotti dalla sapiente vena di Romano, perfetto “ baricentro” dell’ensamble. Alessio Menconi è unanimemente riconosciuto come vero talento dello strumento. Forse uno dei pochi chitarristi italiani ad aver elaborato uno stile affrancato dai soliti modelli . Già chitarrista di Paolo Conte, fa parte del Bobo trio con Faso e Meyer ( la ritmica di Elio e le Storie Tese ); è stato inserito inserito nel gotha mondiale dei chitarristi insieme a Robben Ford, Steve Lukather, Hiram Bullock, Larry Corryell e altri, in occasione di una compilation americana dedicata a Jimi Hendrix.
Luca Mannutza, vincitore del premio Massimo Urbani nel 2002 ha inanellato una serie di collaborazioni entusiasmanti ed oggi è annoverato tra i migliori pianisti della scena jazz contemporanea. In questo progetto si cimenta per la prima volta discograficamente con l’organo.
Aldo Romano non ha bisogno di presentazioni particolari : artista a tutto campo ( scultura, pittura, poesia e musica ) è trait d’union fantastico fra i due giovani musicisti.
Classe, eleganza, raffinatezza, modernità ed al contempo leggerezza costituiscono l’eccellenza di questo disco.

Two of the best representatives of the Italian modern jazz together whit the inexhaustible "myth" Aldo Romano put on a disk in which tradition and modernity are merged in a superlative way. The sound is one peculiarity of this record , the result of personal style of the trio, masterfully conducted by Aldo Romano, perfect "center of gravity" of the ensemble. Alessio Menconi is widely recognized as talent of the instrument. Perhaps one of the few guitarists to have developed an Italian style freed from the usual models.menconi has been inserted into the elite world of guitarists with Robben Ford, Steve Lukather, Hiram Bullock, Larry Corryell ont an american production devoted to Jimi Hendrix.
Mannutza Luca boasts a number of exciting collaborations and today is among the leading pianists of the contemporary Italian jazz scene. In this project he plays organ for the first time in his discographic career .
Aldo Romano needs no special presentations: all-round artist (sculpture, painting, poetry and music) is wonderful trait d'union between the two younger musicians.
Class, elegance, sophistication, modernity and lightness at the same time constitute the excellence of this record.

Ann Malcolm octet feat. Tom Harrell

The Crystal Paperweight


Ann Malcolm è straordinaria singer americana da alcuni anni residente in Svizzera con alle spalle pubblicazioni di grande pregio internazionale ( per esempio al fianco di Kenny Barron, Ray Drummond, Keith Copeland, Brian Lemon, Szakcsi, Robi Lakatos, Vince Benedetti, Junior Mance, Reggie Johnson ed altri ancora ).
“ The Crystal Paperweight ” rappresenta per Ann Malcolm una delle più esaltanti realizzazioni di sempre ed ha caratteristiche davvero speciali: innanzitutto vede Tom Harrell coinvolto non solo in qualità di trombettista ( dalle doti uniche al mondo) ma anche di arrangiatore dell’intero disco e compositore. Ann Malcolm ha realizzato alcuni testi che per la prima volta affiancano alcune notissime composizioni dello stesso Harrell: ciò costituisce un notevole valore aggiunto se si considera che nella storia compositiva di Tom Harrell è cosa raramente concessa.
Il disco offre una varietà stilistica e di sound notevole rimanendo sempre elegantissimo e curato. Le spiccati doti di sensibilità ed espressione della Malcolm nonchè la maestria degli arrangiamenti hanno permesso di oscillare da esecuzioni mainstream a jazz ballad sino ad ammiccare al pop ed al soul di "Remember The Time "( M. Jackson).
Ann Malcolm è l'incarnazione della cantante jazz femminile odierna , sofisticata e potente allo stesso tempo, con eccellente e plastico timbro . Ann Malcolm è nato in Iowa, Stati Uniti .

The charismatic jazz vocalist Ann Malcolm is the embodiment of the traditional female jazz singer and the power that lies behind sophisticated, restrained notes. The beautiful, accentuated sound she produces allows her to sing in a cool melodic style that swings, picking up every detail of mainstream music, ballads and modern jazz with her clear jazzy into- nation and acute sensitivity. Ann Malcolm was born in Iowa, USA and finished her BA and Masters Degrees
in Music in Iowa and Boston respectively. She lives in Basel, Switzerland since many years and performs throughout Europe. On this new recording "The Crystal Paperweight" arranged by Tom Harrell, Ann is accompanied by an ensemble of perfectly matched jazz
talents with a wealth of experience. Between them, and the fantastic arrangements and soloing of Tom Harrell, they succeed in creating an intimate atmosphere that gets right under the skin.

Feat :

Tom Harrell : trumpet,composer, arranger
Domenic Landolf : alto flute
Ann Malcolm : vocal, lyrics, alto sax
Patrice Moret : upright bass
Daniel Pezzotti : cello
Alejandro Rutkauskas : violin
Andy Scherrer : tenor sax
Dejan Terzic : drums
Colin Vallon : piano, fender Rhodes
Wolfgang Zwiauer : electric bass on tracks 3 and 8

Amato Jazz Trio

Well


Amato jazz trio : una delle più forti espressioni del jazz tipicamente italiano.
"L’Amato Jazz Trio è uno dei più originali trii d’Europa e oltre”. (Franco Fayenz/ Amadeus)
“Well” è la ulteriore dimostrazione di come una profonda conoscenza delle radici del jazz possa magnificamente sposarsi ed integrarsi con alcune componenti tipicamente mediterranee ed europee.
Un trio magmatico come la lava del vulcano che sovrasta da sempre la Sicilia. Le composizioni immergono l’ascoltatore in una atmosfera densa di colori e sapori che rimandano alla ricchezza e alla tipicità della loro terra.
La disinvoltura esecutiva, l’interplay naturale (i fratelli Amato suonano insieme da quando erano bambini), la profonda vena intellettuale da una parte ed il fuoco e la solarità dall’altra, hanno reso questo trio uno degli esempi più originali e potenti del variegato panorama italiano. Alcuni brani originali ,una doppia elaborazione di alcune partiture di Stravinskij, danno l’idea di come all’ombra del vulcano la musica possa essere nuovamente sciolta, liquefatta, disgregata e restituita in forma nuova. Una perla nel panorama jazzistico degli ultimi anni.

Amato jazz trio : one of the strongest expressions of the typical Italian jazz.
The Amato Jazz Trio is one of the most original trio of Europe and beyond. " (Franco Fayenz / Amadeus)
"Well" is another demonstration of how a deep understanding of the roots of jazz can marry with some Mediterranean and European components.
A trio of magma as the lava of the volcano that dominates Sicily has always been. Their music puts the listener in an atmosphere full of colors and flavors that recall the richness and typicality of their land.
The ease of implementation, the natural interplay (Amato brothers have played together since they were children), the deep intellectual vein on one side and the fire and the brightness of the other, have made this trio one of the most original and powerful of the varied Italian scene. Some originals songs and a double processing of a couple of Stravinsky's scores give an idea of how, in the shadow of the volcano, the music can be disoolved,re-melted, melted, broken up and returned in a new form . A real jewel in the Italian jazz scene.

Feat.

Alberto Amato : doublebass
Elio Amato : piano
Loris Amato : drums

Fausto Ferraiuolo trio, feat. Johannes Faber

artnam-mantra


Artnam, un ambigramma che letto al contrario si legge Mantra. Entrambe le parole contengono il suffisso nam che in sanscrito significa” dedicarsi a qualcosa con passione”, significa anche onore , lode, devozione, armonizzare la propria vita con la legge dell’universo ed anche attingere energia e ...
Artnam-Mantra è musica senza musica, melodia senza tempo che sottende ogni ricerca spirituale e che si fa gioco dei nomi e degli autori nascondendosi l’uno nell’altro.
Ecco che allora il motivo ispiratore di questo cd aleggia sin dall’inizio conducendo l’ascoltatore in una dimensione di bellezza e piacere emotivo e spirituale.
Terzo cd di Fausto Ferraiuolo per Abeat che si conferma pianista dalle doti non comuni.
Dotato di grande tecnica messa interamente al servizio di composizioni di rara bellezza.
Il disco manifesta una intensità espressiva elevatissima ed è impreziosito dalla perfetta fusione con la tromba di Johannes Faber.
Il disco è sin dal primo ascolto convincente ed emozionante : il pianismo di Ferraiuolo è lirico ed intenso supportato da una ritmica perfettamente oliata...( Paolo Fresu).
Composizioni interessanti...suonate con energia ed abilità. Faber alla tromba è incantevole e seducente... ( John Taylor ).


Artnam, an ambigram that reads Mantra read backwards. Both words contain the suffix nam which in Sanskrit means "to dedicate themselves to something with passion," also means honor, praise, devotion, to harmonize their lives with the law of the universe and also draw energy and ...
Artnam-Mantra is music without music, timeless melody that underlies every spiritual quest and makes fun of the names of the authors and hiding in each other.
So then the central concept of this CD hangs from the start leading the listener into a dimension of beauty and pleasure emotionally and spiritually.
Third cd by Fausto Ferraiuolo for Abeat . He is a pianist with uncommon qualities.
Equipped with great technique developed entirely at the service of compositions of rare beauty.
The record shows a high intensity of expression and is enhanced by blending perfectly with the trump of Johannes Faber.
The record is convincing and exciting since the first listening: the piano playing of ferraiuolo is lyrical and intense, also supported by a well-oiled rhythm ... (Paolo Fresu).
Interesting compositions ... played with energy and skill. Faber on the trumpet is charming and seductive ... (John Taylor).

lunedì 14 febbraio 2011

Kenny Wheeler - John Taylor - Steve Swallow - One Of Many





Grazie anche a casa Cam, abbiamo realizzato di come le strade del pianista John Taylor e quelle di Kenny Wheeler spesso si incrocino per regalarci paesaggi sonori di incomparabile bellezza. Abbiamo imparato a conoscere Kenny Wheeler in molte sfumature, e tutte diverse tra loro: dal mitico trio Azimuth; con Anthony Braxton ancora prima, con Dave Holland poi. Lo abbiamo ammirato per il suo stile nella cosiddetta musica improvvisata; come compositore e arrangiatore anche, specie per Maynard Ferguson. Tuttavia negli ultimi anni quando si ascolta un disco di Wheeler non si può che rimanere impressionati dalla sua arte poetica, da quel suono (alla tromba e al flicorno), da quel lirismo inconfondibile che agisce sulla soggettività del poeta, con prevalenza degli aspetti emotivi e sentimentali su quelli razionali. Così sono anche le sue composizioni, soavi ma risolute. “One Of Many”, che lo vede impegnato in trio con John Taylor e Steve Swallow, favoloso e completo motore ritmico ma anche melodico,di “One Of Many”, opera di rara intensità e bellezza.

Leggi qui il bellissimo articolo che All About Jazz Italia ha dedicato agli 80 anni di Kenny Wheeler

Kenny Wheeler has long been one of the most advanced voices on his instrument. Blessed with a full, lovely tone and an astounding range, Wheeler sounds equally at home in fiery free jazz explorations or softer, more lyrical post-bop meditations. Wheeler has written over one hundred compositions and is a skilled arranger for small groups and larger ensembles. His compositions blend lyrical melodies with a distinctive and ever changing harmonic palette. Although resident in England since 1952 and often thought to be an English musician, Kenny Wheeler was born in Canada in 1930 and began playing trumpet at age 12. After studying at Toronto’s Royal Conservatory, he moved to London in 1952, where he gigged with swing and dance bands. In the 1970s, Wheeler played with Anthony Braxton, and went on to record the well-received Gnu High, which established him as a soloist of note. Wheeler turned out a series of excellent albums, including 1977’s Deer Wan and 1983’s Double, Double You (that year, Wheeler also began a four-year run with the Dave Holland Quintet). Several more generally fine outings followed in the ’90s, including the ECM dates Music for Large and Small Ensembles and The Widow in the Window and other recordings. Kenny Wheeler is a true innovator and a consequential part of modern music.

Now about him Johannes Wohlleben ( Kenny Recording Engineer says : " Many years ago I recorded Kenny Wheeler in different jazz formations, but it was the Cam Jazz recordings that showed me Kenny's playing as absolutely unique"

mercoledì 9 febbraio 2011

Giovanni Guidi - We Don't Live Here Anymore




This recording catches you off-guard and has nothing to do with his previous ones... Giovanni claims once again with awareness and tenacity his desire to stay in the game.
"Awesome!" "Extraordinary!" "Mature!"

Seguiamo Giovanni da molto tempo il che può "suonare" strano se si considera la sua giovane eta' costretta a "bruciare" tappe di una carriera jazzistica in un settore ove tanti giornalisti e pochi critici rischiano di attaccarti eterne etichette al tuo primo lavoro. Ecco allora che Guidi ci spiazza ogni volta trasferendo nella musica quella naturale evoluzione dell'anima che fa essere ogni progetto discografico diverso da quello precedente, ogni concerto un nuovo cammino, ogni giorno una nuova meta perchè sono proprio diverse le cose di cui si sente l'esigenza di parlare, anche solo attraverso i tasti di un pianoforte. Ecco allora che con immenso piacere presentiamo il nuovo cd di Giovanni Guidi - We Don't Live Here Anymore. Se i lavori discografici di Giovanni Guidi fossero una album fotografico sarebbe impressionante constatare come ogni singola pagina e ogni singola foto sia completamente diversa dall’altra. A soli venticinque anni il pianista Folignate impressiona infatti per coraggio e consapevolezza: al quarto album inciso per CAMJazz con questo “We Don’t Live Here Anymore” Guidi rivendica ancora una volta, con consapevolezza e caparbietà, la voglia di mettersi in gioco. Un album che spiazza, e che nulla a che spartire con i precedenti “Indian Summer”, “The House Behind This One” o “The Unknown Rebel Band”, perché ogni volta c’è una nuova storia da raccontare, un concept su cui costruire un’architettura musicale, un momento della vita che va fissato nella memoria attraverso la sala d’incisione, quasi fosse una necessità. L’ultimo lavoro, inciso alla corte del genio indiscusso del sound engineer James Farber nei celebri studi Sear Sound di New York, è un album che alterna composizioni di Guidi a libere improvvisazioni, che vive e trova la propria forma nel dialogo e nel sentire reciproco dei musicisti che il pianista ha voluto accanto a sé. Una ricerca impressionante sul timbro e sul tocco, quello del pianoforte prima di tutto, che giorno dopo giorno si sta trasformando non solo in un suono, ma nel proprio suono. E poi quello dell’altro italiano che Guidi ha voluto accanto a sé, quel Gianluca Petrella che oltre ad essere uno dei più brillanti e geniali artisti in circolazione, sta diventato per diritto uno dei partner privilegiati di Guidi e con il quale sempre più spesso a condividere palchi e progetti. Oltre a Petrella ad impreziosire molto il progetto troviamo anche il sax di tal Michael Blake che impressiona per bravura ma anche per duttilita' e capacita di adeguarsi nei vari progetti ove viene chiamato in causa. Un Sassofonista assolutamente da seguire e scoprire.

Giovanni Guidi Piano
Gianluca Petrella trombone,
Michael Blake sax,
Thomas Morgan bass,
Gerald Cleaver on drums.

Tracklist

1 DESS 4:53
2 FURIOUS SEASONS 4:47
3 WE DON'T LIVE HERE ANYMORE 6:35
4 SHE COULD TELL THEY WERE FRIENDS 3:34
5 DISTURBING THE PEACE 5:52
6 THE DREAMERS 3:21
7 BEGATTO KITCHEN 2:39
8 OVERNIGHT REVOLUTION 7:50
9 WHAT REMAINS 7:01
10 IN PURSUIT OF SILENCE 8:27

L'uscita del cd sara' accompagnata da un tour promozionale assolutamente da seguire Ecco le date

16 Marostica - Panic Jazz Club
17 Parigi - Sunset Jazz Club
18 Vicchio- Teatro Giotto
19 Torino - Conservatorio Verdi
20 Gioia del Colle - Uéffilo
22 Roma - Teatro Studio Auditorium
23 Assisi -Teatro degli Instabili
24 Bologna - Bravo Caffè
25 Ferrara - Torrione Jazz Club
27 Sant'Elpidio - La Limonaia

mercoledì 2 febbraio 2011

Highnote Novita' : Jeremy Pelt - Ernestine Anderson

Jeremy Pelt's The Talented Mr. Pelt





Quando pensiamo ad una casa discografica che abbia un'idea di cosa sia il jazz, di cosa sia stato il jazz e come si stia evolvendo, penso di non poter essere smentito se dico che il primo pensiero corra all'etichetta Highnote. Per coloro che desiderano suffragare tale affermazione ecco la nuova produzione di questo personaggio semplicemente gigantesco: l’acclamato trombettista emergente Jeremy Pelt, con l’atteso seguito di “Man Of Honor”.

Jeremy Pelt's "The Talented Mr. Pelt" is just the kind of album one thinks of when it comes to how jazz is supposed to be: cool, confident, swinging and just a little mysterious. Pelt's group is that rarest of all things in jazz, a working band, and the familiarity and communication that come from extensive time spent playing together is evident. All the players are among the foremost 30-something neo-bop players in jazz today giving the group an all-star-type reputation with a well-rehearsed sound that comes only with familiarity and countless gigs. Pelt's own playing has earned accolades for his staggering virtuosity, which has elicited comparisons to trumpet icons like Clifford Brown, Lee Morgan and Freddie Hubbard, as well as for his studious, cerebral approach to the music.

Jeremy Pelt, trumpet, flugelhorn;
J.D. Allen, tenor saxophone;
Danny Grissett, piano;
Dwayne Burno, bass; Gerald Cleaver, drums


Ernestine Anderson – Nightlife





Solo l’Highnote di Joe Fields poteva firmare il ritorno di questa vocalist blues-jazz texana molto popolare negli anni ’60 /’70 grazie alla sua produzione per la Concord che aveva ottimizzato la voce di questa signora di colore, oggi ottantenne, dopo una lunga militanza nelle orchestre di Johnny Otis e di Lionel Hampton. Il nuovo album dal vivo la trova in ottima forma in compagnia di una stellare line-up di jazzisti contemporanei guidata da un altro veterano, il tenor sax Houston Person.

Honest-to-goodness, real-life jazz singing is almost as rare these days as a nickel cup of coffee. There are far too few remaining practitioners of the honorable art of singing good songs with the lift, the swing and the subtle blending of music and emotion that characterizes the work of the best jazz improvisers. Ernestine Anderson is one of those rare beings. Years of singing and living have shaped a vocalist who can make your heart cry one moment and dance the next. Poignant ballads, sassy swing, and down-home blues — Ernestine Anderson is master of them all. Here from the world-famous jazz-Mecca, Dizzy's Club Coca-Cola Ernestine is joined by tenor saxman Houston Person for a set of blues, sultry torch songs and up-tempo cookers, all of which convey a hypnotic and sensual presence that have earned her the title "jazz legend."

Ernestine Anderson, vocals;
Houston person, tenor saxophone;
Lafayette Harris Jr, piano;
Lonnie Plaxico, bass;
Jerome Jennings, drums